Imposizione minima OCSE e feste in maschera
Con l’implementazione dell’imposizione minima OCSE, la concorrenza fiscale internazionale si appresta a entrare in una nuova era. Dal 1° gennaio 2024 per le grandi aziende attive su scala globale troverà infatti applicazione in tutto il mondo la stessa aliquota fiscale. Quali sono le implicazioni per la Svizzera e qual è la correlazione con le feste in maschera?
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L’interesse verso le questioni fiscali e i relativi cambiamenti è di norma piuttosto limitato per la maggior parte di noi. Spesso si tratta infatti di complicate aliquote percentuali e di cifre con molti zeri, in cui soltanto gli esperti tributari riescono a capire qualcosa. Per i «profani», in realtà l’unico aspetto interessante è il seguente: a seguito di un cambiamento sarà necessario pagare più o meno tasse e, di conseguenza, le prestazioni del settore pubblico saranno tagliate o ampliate?
A partire dal prossimo anno, per le grandi aziende attive su scala globale troverà applicazione un’aliquota fiscale unitaria del 15%, come deciso dalla comunità internazionale degli Stati sotto l’egida dell’OCSE. In questo modo i Paesi ad alta fiscalità sperano di accrescere l’appeal della loro piazza economica e di attrarre sul proprio territorio imprese che finora avevano sede in Paesi a fiscalità privilegiata come la Svizzera. In caso di accettazione dell’oggetto della votazione, per le grandi aziende la piazza economica elvetica diverrebbe più cara, in quanto vi si dovrebbero pagare più tasse. I contribuenti privati e le PMI non sarebbero invece interessati da questo cambiamento. Alla luce della struttura del progetto di riforma fiscale e delle condizioni quadro di sicuro richiamo offerte dalla piazza economica svizzera, è presumibile che nei prossimi anni le casse pubbliche registreranno un cospicuo extra-gettito.
Il funzionamento dell’imposizione minima OCSE è trasparente e lineare. Per spiegarlo in parole semplici, utilizziamo una similitudine nota a tutti noi: una festa in maschera. Se si è invitati, la maggior parte di noi sa per esperienza diretta che è sostanzialmente meglio presentarsi in costume, anche se mascherarci non ci piace molto. Preferiamo infatti risparmiarci i commenti e gli sguardi degli altri ospiti già in maschera. Con l’imposizione minima OCSE accade esattamente la stessa cosa: in quanto Paese a fiscalità privilegiata, in realtà la Svizzera non vorrebbe partecipare alla festa, ma gli svantaggi sarebbero troppo incisivi per correre il rischio di esporsi realmente al pubblico ludibrio.
Se la Svizzera dovesse votare contro l’introduzione dell’imposizione minima, rinuncerebbe volontariamente a un extra-gettito fiscale, regalandolo in pratica ad altri Stati. Un po’ come se a una festa in maschera coloro che si presentano senza costume dovessero pagare un biglietto d’ingresso, il cui ricavato viene poi spartito fra tutti gli ospiti mascherati. La decisione se sia meglio mascherarsi oppure pagare un biglietto d’entrata rientra senz’altro nella sfera di discrezionalità dei singoli, ma in termini economici la scelta di mascherarsi è di gran lunga l’opzione più conveniente.
Di norma gli aumenti della pressione fiscale vengono osteggiati con forza dalle aziende interessate; in questo caso, invece, sono proprio le imprese a salutare con favore e addirittura esplicitamente il nuovo regime di fiscalità. E, come se il tutto non fosse abbastanza bizzarro, i consueti fautori degli aumenti fiscali questa volta sono di parere contrario. Gli oppositori sono infastiditi soprattutto dalla ripartizione decisa dal Parlamento dell’extra-gettito fiscale tra Confederazione e Cantoni. Questa ridistribuzione riguarda tuttavia soltanto le entrate tributarie derivanti dalla prevista tassa aggiuntiva. In caso di respingimento del disegno di legge sull’imposizione minima OCSE, non ci sarà invece niente da ripartire. In futuro l’extra-gettito andrà per un quarto alla Confederazione e per tre quarti ai Cantoni. Le entrate fiscali di competenza dei Cantoni verrebbero poi ripartite attraverso la perequazione finanziaria nazionale, e a beneficiarne saranno tutti: Confederazione, Cantoni, città e comuni. Esattamente come a una festa in maschera: se è proprio necessario che gli ospiti debbano travestirsi, che almeno il divertimento sia assicurato. Altrimenti c’è un rischio concreto che ben presto tutte le feste vadano deserte. Per questo motivo, anche nel caso dell’imposizione minima OCSE tutti gli stakeholder sono chiamati ad accordarsi su un compromesso da cui ognuno possa trarre beneficio. La decisione finale, espressa dalle urne, è nelle mani delle elettrici e degli elettori.