Abolizione delle tasse di bollo e riforma dell’imposta preventiva
Una piazza economica e finanziaria forte ha bisogno di un mercato dei capitali altrettanto forte. Attualmente però il mercato dei capitali, quello monetario e quello creditizio in Svizzera continuano a procedere con il freno a mano tirato, rallentati da una serie di ostacoli fiscali quali le tasse di bollo e l’imposta preventiva. Per questo motivo investitori, banche e altri fornitori di servizi finanziari delocalizzano all’estero, su altre piazze concorrenti, volumi sostanziali del loro giro d’affari. Secondo i calcoli dell’Associazione svizzera dei banchieri, i volumi attualmente oggetto di offshoring e il potenziale futuro di nuovi affari ammontano a circa CHF 6390 miliardi.
Di che cosa si tratta?
La piazza bancaria svizzera è considerata fra le migliori al mondo. La massa totale gestita entro i confini nazionali è pari approssimativamente a CHF 8800 miliardi, di cui circa la metà affidata da clienti residenti all’estero. Con una quota di mercato del 24% la piazza finanziaria svizzera è leader mondiale nella gestione patrimoniale transfrontaliera. Le cifre testimoniano chiaramente la profonda fiducia nell’operato delle banche elvetiche: un’eccellente reputazione, che la Svizzera deve anche alle condizioni quadro favorevoli della sua piazza e all’elevata capacità competitiva e innovativa del settore.
Una piazza economica e finanziaria forte ha bisogno di un mercato dei capitali altrettanto forte. Attualmente però il mercato dei capitali, quello monetario e quello creditizio in Svizzera continuano a procedere con il freno a mano tirato, rallentati da una serie di ostacoli fiscali. Ne sono un esempio la tassa d’emissione dell’1% prelevata dalla Confederazione sulle azioni e la tassa di negoziazione dello 0,15% e dello 0,3% applicata a ogni acquisto e a ogni vendita rispettivamente di titoli nazionali ed esteri. Entrambe queste tasse di bollo disincentivano le emissioni e le transazioni.
Senza dimenticare l’imposta preventiva, che assottiglia i redditi prodotti dai valori mobiliari. Sull’importo relativo a interessi e dividendi di titoli domestici, infatti, gli emittenti sono obbligati a trattenere alla fonte e versare al fisco il 35%. L’investitore riceve quindi soltanto il 65%. A seconda del suo Paese di domicilio può richiedere il rimborso parziale o totale della somma trattenuta, ma tutto questo comporta costi e rischi. L’imposta preventiva e la relativa procedura per ottenerne il recupero rendono scarsamente interessanti i titoli svizzeri nel confronto internazionale.
Quali conseguenze subiamo?
Le tasse di bollo e l’imposta preventiva rappresentano un notevole svantaggio per la piazza svizzera, mentre le piazze concorrenti come Londra, Singapore e Hong Kong non prevedono l’applicazione di tributi analoghi. Per questo motivo investitori, banche e altri fornitori di servizi finanziari delocalizzano all’estero, su altre piazze concorrenti, gran parte del loro giro d’affari al fine di allocare e gestire i volumi in modo competitivo. Inoltre, le tasse di bollo e l’imposta preventiva non penalizzano solo la piazza finanziaria svizzera, ma anche l’intero polo nazionale economico e d’investimento, in quanto finiscono per comprimere il capitale come fattore produttivo e quindi l’attività di collocamento in Svizzera. Questo spiega il motivo per cui la soppressione di tasse e imposte sugli investimenti sia invocata da anni sia da parte dell’Associazione svizzera dei banchieri sia da altri esponenti del mondo economico.
Sfruttare il potenziale inutilizzato
L’Associazione svizzera dei banchieri ha esaminato in dettaglio per sei comparti operativi selezionati il fenomeno della delocalizzazione all’estero indotto dall’attuale regime fiscale che prevede l’applicazione delle tasse di bollo e dell’imposta preventiva. È stata inoltre effettuata una stima del potenziale che potrebbe scaturire in prospettiva futura per la piazza finanziaria svizzera se gli ostacoli fiscali fossero rimossi. Il potenziale riguarda la rilocalizzazione delle attività trasferite all’estero e i nuovi affari che tornerebbero ad affluire in Svizzera.
I volumi gestiti oggi in ambito nazionale nei sei comparti operativi considerati ammontano a circa CHF 12230 miliardi, a fronte di volumi attualmente oggetto di offshoring e di un potenziale futuro di nuove operazioni per circa CHF 6390 miliardi. L’eliminazione delle tasse di bollo e dell’imposta preventiva si tradurrebbe quindi in ulteriori CHF 6390 miliardi che andrebbero ad accrescere la massa gestita in Svizzera. I volumi stimati possono essere illustrati graficamente come segue (a sinistra sono riportati i volumi in Svizzera, a destra le potenzialità offerte dalla rilocalizzazione e dai nuovi affari provenienti dall’estero):
A giugno 2019 il Consiglio federale ha pubblicato uno studio condotto da BAK Economics sugli effetti politico-economici dell’abolizione delle tasse di bollo e di una riforma integrale dell’imposta preventiva. BAK Economics giunge alla conclusione che queste modifiche normative porterebbero nell’arco di dieci anni a una crescita del prodotto interno lordo dell’1,4%, corrispondente a circa 22 000 nuovi posti di lavoro a tempo pieno.
Quali mozioni politiche appoggiamo?
Proposta di riforma avanzata dal Consiglio federale in materia d’imposta preventiva
Il 14 aprile 2021 il Consiglio federale ha licenziato il messaggio concernente la riforma dell’imposta preventiva all’attenzione del Parlamento. Sugli interessi dei conti bancari intestati a privati in Svizzera la trattenuta dovrebbe restare invariata, mentre le cedole obbligazionarie dovrebbero esserne esentate anche nel caso di persone straniere. L’introduzione dello scambio automatico di informazioni nei rapporti internazionali come strumento di sicurezza ha infatti svuotato l’imposta preventiva di uno dei suoi scopi principali. Il Consiglio federale propone inoltre l’abolizione della tassa di negoziazione sulle obbligazioni di diritto svizzero.
L’ASB accoglie con favore questo intervento legislativo e ribadisce il proprio sostegno al Consiglio federale. Questa riforma è destinata a produrre frutti concreti sotto il profilo dell'economia nazionale. Le minori entrate a breve termine comportate dall’abolizione dell’imposta preventiva verranno infatti compensate entro un periodo massimo di cinque anni dalla crescita economica generata e dal conseguente maggiore gettito dell’imposta sull’utile.